Giornata della Memoria: tra il Memoriale della Shoah e i viaggi della memoria

Da Milano a Mauthausen, per non dimenticare 

Nella Giornata della Memoria, voglio portarvi con me a visitare il Memoriale della Shoah di Milano e nel campo di concentramento di Mauthausen, in Austria
Un viaggio diverso dal solito, che sicuramente non si fa a cuor leggero.
Un viaggio da percorrere, per non dimenticare.

La Stazione Centrale di Milano e il binario nascosto

Ho perso il conto di quante volte sia passata dalla stazione di Milano Centrale: da lì sono partita per diversi lavori in giro per l’Italia, lì sono tornata ballando e cantando quando ho superato l’Esame di Stato da giornalista (trovando ad attendermi mamma e papà muniti di spara coriandoli, scena che non dimenticherò mai), lì ho atteso il ritorno a casa di amici e parenti lontani…
Lì ho sempre respirato VITA! 

Eppure quello è un luogo che trasuda MORTE!
Una morte subdola, che a prima vista non si vede.
Perché quello era lo scopo: sopra la vita, sotto, ben nascosta, la morte.
Sopra chi aveva il diritto di vivere, sotto chi quel diritto non lo aveva più, solo perché di religione ebraica o perché aveva deciso di dire “NO” a un regime folle.

Lo so, è difficile da credere. Eppure basta poco per aprire davvero gli occhi su tutto quell’orrore.
Basta scendere di un piano e costeggiare le mura della stazione.

Proseguendo sul suo lato destro, raggiungerete il Memoriale della Shoah, fortemente voluto dalla senatrice Liliana Segre proprio nel luogo da cui anche lei, insieme ad altre centinaia e centinaia di uomini, donne e bambini, partì per i campi di concentramento e sterminio nazisti.

Il Memoriale della Shoah di Milano

Ve lo dico subito, non è facile visitare questo luogo, ma davanti a certi orrori, non si può restare in silenzio, non si può restare indifferenti.

Ed è proprio la parola INDIFFERENZA, incisa su un muro di cemento, ad accogliere i visitatori, perché peggio delle leggi raziali fece l’indifferenza di chi non reagì e si girò dall’altra parte.

Liliana Segre l’ha raccontato più volte: lei e suo padre vennero caricati su un camion tendato, condotti nel ventre della stazione centrale e da lì stipati su un carro bestiame con destinazione ignota.

Guardo i nomi delle centinaia e centinaia di persone che da qui sono state deportate in Austria, Germania e Polonia, guardo quei pochissimi nomi che si illuminano di un colore diverso dal bianco, sono quelli di chi ce l’hanno fatta, di chi è riuscito a salvarsi e a tornare a casa.

Guardo il complesso sistema meccanico che permetteva di sollevare i vagoni stracolmi di deportati al piano superiore (sì, proprio quello in cui io respiro sempre tanta VITA) senza che nessuno se ne accorgesse e decido di salire su uno di quei carri che ora sono qui, nel Memoriale, per aiutarci a comprendere cosa accadde davvero e rivivere, seppur in minima parte, la brutalità di quel che avvenne…

Vi garantisco che salire su uno di quei carri mette i brividi.
Io sono alta 187 cm e salendoci mi sono ritrovata con non molto spazio sopra la testa; e mi è bastato allargare le braccia per occupare il vagone in quasi tutta la sua larghezza.
Vi giuro che sono stata a un passo dall’avere un attacco di claustrofobia… e io su quel vagone ci sono salita da sola.

Non oso immaginare cosa potesse essere dover condividere quel poco spazio con centinaia di altre persone per giorni interi, con cibo e acqua ridotti ai minimi termini, se non completamente assenti, con un solo secchio per poter fare i propri bisogni; alcuni di questi prigionieri sono morti durante il viaggio e i loro corpi hanno viaggiato a fianco di chi la vita, di lì a poco, l’avrebbe persa in una camera a gas o stremato dalla dura “vita” nei campi. 

Per tutti i prigionieri il viaggio era solo l’inizio dell’incubo…

Viaggio della Memoria a Mauthausen – Austria

Chiudo gli occhi e in un attimo mi ritrovo diciottenne: il mio professore di lettere ha scelto me e una compagna di classe come partecipanti al viaggio della memoria organizzato dall’ANED e dall’A.N.P.I.. Viaggiamo in pullman, con alcuni ex deportati.
Non arriviamo ad Auschwitz, ci fermiamo a Mauthausen, in Austria.

È maggio e il sole splende, ma l’aria frizzantina si fa sentire ogni mattina e non appena il sole cala.

Io e alcune compagne di viaggio abbiamo deciso di percorrere la “scalinata della morte”, abbiamo voluto provare a capire cosa potesse voler dire salirla legati a due a due a un compagno di sventure, affrontarla con pesanti macigni tra le mani. Ma capirlo davvero è impossibile.

Noi siamo giovani, abbiamo appena fatto un’abbondante colazione in hotel dopo una notte di sonno tra candide lenzuola, eppure arriviamo in fondo alla scalinata, giù nella cava, che ci tremano le gambe.
Ci sediamo per terra e, in silenzio, guardiamo in alto, ai gradini che dobbiamo ripercorrere in salita… 

È difficile trattenere le lacrime al pensiero che tanti hanno visto la morte su quei gradini…

Dopo una lenta risalita, visitiamo le camerate, i forni crematori e le camere a gas: gli ex deportati ci fanno da guida e ci sostengono quando capiscono che una di noi non ce la fa ad affrontare tutto quell’orrore.

LORO sostengono NOI!

Quanta forza hanno questi Uomini e queste Donne?! 
Hanno vissuto il peggiore degli incubi eppure ci guardano, ci sorridono e ci fanno forza.
Con loro ripercorriamo l’interminabile viaggio in treno e gli anni di prigionia.
La liberazione e il ritorno a casa…

La maggior parte di loro non ha mai raccontato quel che ha subito, alcuni sono riusciti a farlo solo tanti anni dopo il loro ritorno a casa…

Ricordo il racconto di Angelo Signorelli che, con gli occhi azzurri che ancora gli brillavano di voglia di vivere, ci raccontava del suo faticoso ritorno a Sesto San Giovanni…

Ricordo la richiesta di chi quel giorno ci ha sostenute e ci ha dato forza: “Aiutateci a far sì che tutto questo non venga dimenticato!”.

E io…

Per non dimenticare

Io sono tornata a casa e ho pianto per un’ora abbondante tra le braccia dei miei genitori, ho raccontato quel viaggio nella mia tesina di diploma e ad alcuni amici che capivo essere davvero interessati ad ascoltare. Poi il silenzio…

Per qualche anno ho tenuto il racconto di quanto avevo visto e vissuto per me, fino a quando è arrivato di nuovo lui, il mio mitico docente delle Superiori, il Professor Marcianò.

Mi ha chiesto di raccontare l’esperienza vissuta durante il mio viaggio nel corso di una serata di ricordo, organizzata dal Comune di Muggiò, e lì, tra una lacrima e l’altra, ho capito che fino a quel momento non avevo tenuto fede a una promessa che avevo fatto, ma che da lì in poi le cose sarebbero cambiate.

E allora eccomi qui, a raccontarvi del Memoriale della Shoah e di una parte del mio “viaggio della memoria”.

Altri spaccati di questo viaggio arriveranno più avanti, in altri blog post, oggi vi ho voluti portare con me a compiere un primo, piccolo ma significativo passo nella storia.

Una storia triste e dolorosa, una storia che ha segnato la vita di migliaia di persone.

Una storia che dobbiamo fare in modo, tutti insieme, che non si ripeta MAI PIÙ!

Info utili

Località

Memoriale della Shoah, Stazione Centrale di Milano
Consiglio vivamente la prenotazione della visita guidata: costo 10€ a persona, sono previste riduzioni.
Visita adatta anche ai bambini se accompagnati e opportunamente preparati.

Campo di concentramento di Mauthausen, Austria
I viaggi della memoria sono sicuramente molto impegnativi, soprattutto dal punto di vista emotivo. Ma credo siano da affrontare almeno una volta nella vita. Rivolgetevi all’ANED e all’A.N.P.I. per saperne di più.

Con chi ho viaggiato

Con alcuni ex deportati e tanti ragazzi delle scuole di Monza, Sesto San Giovanni e Cinisello Balsamo

Data viaggio

2003 + 2022

Nota importante

Purtroppo le persecuzioni razziali, politiche e religiose non si sono concluse con la fine della Seconda Guerra Mondiale. È sufficiente non chiudere gli occhi e osservare quello che ci accade attorno per capire che certi orrori si ripetono, purtroppo, ancora oggi (pensate solo ai campi profughi in Libia).
Ecco perché è così importante ricordare e aiutare a farlo, soprattutto tra i più giovani.
Il nostro compito è quello di costruire una civiltà basata sul rispetto del prossimo e sull’amore.
Soltanto così questo orrore raccontato sui libri di storia potrá restare tale.

4 Comments

  1. Ciao Fra….mi hai fatto commuovere…..Come diceva Primo levi: capire è incomprensibile…. Conoscere è necessario…..
    Bravissa… Che con la tua conoscenza aiuti a capire…..per non dimenticare….un bacio grande 😘

  2. Grazie cara Francesca, mi fa molto piacere constatare che hai accolto l in vito dei nostri deportati di diventare “una testimone “..Chi come te elabora così bene le proprie emozioni diventa un prezioso testimone a tutti gli effetti. Tutto ciò è accaduto durante una brutta dittatura nazifascista ricordiamolo sempre affinché non debba mai più accadere

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